Vertigine parossistica da posizionamento (VPP)

Settembre 8, 2015 by Dott. Vincenzo Matera0
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                         E’ uno dei sintomi piu’ frequenti tra i disturbi dell’equilibrio. Seppur conosciuta da molti decenni e’ spesso ancora non riconosciuta, soprattutto a causa di un apparente rapporto con i fattori cervicali.
Essa consiste infatti in brevi attacchi parossistici di vertigine rotatoria oggettiva, scatenati dai cambiamenti di posizione, senza corteo uditivo e generalmente accompagnati da una intensa reazione neurovegetativa (nausea, vomito, sudorazione, ecc.).
I movimenti critici piu’ frequentemente riferiti dai pazienti sono: la retroflessione del capo (guardare verso l’alto), la flessione del capo (allacciarsi le scarpe, lavarsi i denti o il viso, raccogliere oggetti), alzarsi dal letto, sdraiarsi, assumere un decubito laterale, l’attivita’ sessuale.
Spesso viene riferita una netta lateralita’. La vertigine insorge rapidamente dopo il movimento, si accompagna o e’ sostituita talora da sensazioni di rovesciamento o sprofondamento, tende ad esaurirsi in alcuni secondi, si ripresenta ad ogni movimento critico pur essendo presente una certa tendenza a ridursi di intensita’ se i movimenti vengono rieffettuati in rapida successione temporale.
Le crisi possono essere numerose durante la giornata, limitate pressoche’ unicamente al mattino al risveglio o alla sera al momento di coricarsi, probabilmente in funzione delle abitudini di vita del paziente e, quindi, dei movimenti effettuati durante il giorno.
In circa il 40-50 per cento dei casi si associa una sensazione di instabilita’ o a chinetosi.
Molte volte e’ presente una cefalea muscolotensiva cervicale, a tipo corazzatura reattiva, che sovente orienta il paziente o il medico appunto verso ipotetici meccanismi eziopatogenetici cervicali. In realta’ si tratta di una corazzatura anticritica, che rappresenta quindi la conseguenza e non la causa della vertigine.
La durata del periodo critico e’ molto variabile, da alcune ore a vari mesi, talora anni. Anche una volta scomparsa (da qui il termine “benigna” spesso inserito nella definizione) spesso la VPP tende a ripresentarsi nei mesi o negli anni successivi.
Solo in rari casi pare possa persistere invariata nel tempo (disabling positional vertigo).
Le caratteristiche di questo tipo di vertigine provocano un notevole grado di handicap nella vita quotidiana e nei rapporti sociali del paziente e spesso sono responsabili di stati ansiosi e vere e proprie fobie nei confronti di alcune situazioni potenzialmente critiche.
Nella grande maggioranza dei casi si tratta di forme idiopatiche, ovvero forme di cui non si riesce a capire la causa.
In altri casi e’ presente un chiaro antecedente traumatico (trauma cranico, distorsione cervicale con meccanismo a “colpo di frusta”, otochirurgia); talora e’ fortemente sospettabile un rapporto causale con vari tipi di microangiopatia labirintica.
Sono talora riferiti dai pazienti rapporti temporali con eventi stressanti (lutti, problemi familiari o di lavoro), anestesie generali, terapie farmacologiche (soprattutto antibiotici aminoglicosidici, cortisonici, chemioterapia) o fisiche (manipolazioni cervicali violente, radioterapia).
Nel caso dei farmaci o della radioterapia e’ possibile evocare un meccanismo di danneggiamento delle strutture maculari otolitiche, mentre negli altri casi l’eventuale meccanismo patogenetico e’ attualmente oscuro.
Le varie eziologie sembrano poter agire con un meccanismo patogenetico fondamentale: la creazione di corpi estranei endolabirintici in grado di provocare movimenti endolabirintici abnormi (ipotesi della cosiddetta canalolitiasi) o di giungere direttamente a contatto con le creste ampollari dei vari canali semicircolari (ipotesi della cosiddetta cupulolitiasi), generando un violento nistagmo oculare parossistico.
E’ importante porre precocemente la diagnosi di cupulo-canalolitiasi poiche’ questa patologia risponde in modo molto soddisfacente alla terapia con le cosiddette manovre liberatorie o di riposizionamento degli otoliti.
Si tratta di manovre che in un numero molto ristretto di sedute (in genere da 1 a 4) consentono la totale scomparsa della sintomatologia in una percentuale di casi dipendente dalla esperienza dell’operatore ma comunque abitualmente superiore all’80-90 per cento.


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